Lenti progressive: le domande più frequenti dei nostri clienti

Cosa sono le lenti progressive?
Sono lenti che servono per vedere a fuoco a tutte le distanze (lontano, vicino e mezza distanza).
Compensano la messa a fuoco del lontano (miopia, ipermetropia, astigmatismo), e quella del vicino (presbiopia).

Qual è il loro nome esatto?
Si chiamano lenti multifocali progressive, perché hanno più focali che variano progressivamente senza soluzione di continuità.

Come vengono chiamate?
Vengono chiamate: lenti progressive, o lenti multifocali, o lenti a focale variabile, o più correttamente, lenti multifocali progressive.

Le lenti bifocali sono la stessa cosa?
No. Le lenti bifocali, servono per vedere a fuoco due distanze (generalmente il lontano e il vicino).
La lente è divisa in due (la parte superiore per la messa a fuoco del lontano, quella inferiore per la messa a fuoco del vicino), da una riga dritta o curva, che può essere più o meno larga.
Sono ormai poco usate, in quanto quasi completamente soppiantate dalle lenti multifocali progressive, ma in alcuni casi possono essere più indicate (come ad esempio nel trattamento dei bambini con eccesso di convergenza accomodativa, per i quali è importante che la separazione tra la zona per lontano e quella per vicino, sia netta).

Esistono anche le lenti trifocali?
Sì. Appartengono alla categoria delle lenti multifocali (come le bifocali e le progressive). Assomigliano alle bifocali, ma hanno una piccola zona appena sopra quella per il vicino, dedicata alla messa a fuoco della mezza distanza. La separazione tra le zone è netta e visibile.
Anche queste lenti sono attualmente poco diffuse.

Come sono fatte le lenti progressive?
Appaiono come una lente normale, senza righe di separazione tra zona per il lontano e zona per il vicino.
La parte alta della lente è dedicata alla messa a fuoco del lontano. Gradatamente, abbassando lo sguardo, l’occhio incontra prima la zona di messa a fuoco della mezza distanza e poi, più in basso, la zona per il vicino. Le zona più laterali della lente, non sono adatte per una visione nitida, per cui lo sguardo deve rimanere centrato (è cioè necessario abituarsi gradatamente a voltare più la testa che gli occhi, quando si guarda lateralmente).

È difficile abituarsi alle lenti progressive?
Sì. È necessario un periodo di adattamento durante il quale bisogna ricalibrare i movimenti del capo e degli occhi, durante il quale il cervello deve abituarsi alle deformazioni laterali tipiche delle lenti progressive, e alla sfocatura percepita nella zona bassa del campo visivo (il pavimento), provocata dalla variazione del potere della lente in basso, cioè nella zona dedicata alla messa a fuoco del vicino.

Quanto tempo ci vuole per abituarsi alle lenti progressive?
Normalmente servono tra le due e le quattro settimane.
Solo poche persone riescono a portare con disinvoltura le lenti progressive nel giro di tre o quattro giorni e solo poche persone non si adattano neanche nell’arco di due o tre mesi.

Quali fattori determinano il successo nell’adattamento alle lenti progressive?
I fattori che determinano il successo nell’uso di lenti progressive sono: l’accuratezza della determinazione del potere delle lenti (la cosiddetta refrazione o esame della vista, cioè l’insieme dei test che servono a determinare il valore diottrico delle lenti per lontano e per vicino), la qualità costruttiva delle lenti, la “geometria” della progressione (cioè la distribuzione dei poteri lungo la zona di progressione), e l’equilibrio delle inevitabili distorsioni laterali (cioè la maggior omogeneità possibile delle cosiddette zone isoastigmatiche), una corretta valutazione delle abitudini di vita e quindi visive che concorrono alla scelta delle geometria della progressione, una adeguata centratura delle lenti, le caratteristiche soggettive di capacità di adattamento alle deformazioni laterali tipiche delle lenti progressive (condizione non facilmente prevedibile), e la valutazione di altre caratteristiche come l’altezza, la lunghezza delle braccia e la postura abituale.

Perché le lenti progressive hanno prezzi diversi?
Quasi ogni ditta che produce lenti progressive ha in catalogo diversi modelli di lenti con differenti prezzi.
Le lenti prodotte con macchinari e tecnologie più datate, vengono commercializzate con prezzi più bassi. Le lenti di ultima generazione vengono vendute a prezzi più elevati. Queste ultime hanno superfici calcolate con software più moderni e realizzate con macchinari in grado di “lavorare” un maggior numero di micro aree con l’obiettivo di ridurre le deformazioni laterali, allargare le zone di nitidezza centrali, personalizzare la posizione delle zone per il vicino, tenere conto di caratteristiche variabili come la forma della montatura, la posizione e l’inclinazione della montatura, la distanza tra gli occhi, la prevalenza di utilizzo (lontano, mezza distanza, vicino), e ricalcolare il potere delle lenti della parte bassa, dove l’occhio traguarda con una inclinazione diversa da quella con cui è stato determinato in fase di misurazione della vista.
Il prezzo delle lenti dipende poi dal grado di affidabilità del costruttore nel produrre lenti con le caratteristiche promesse sulla carta e dalla qualità dei trattamenti superficiali, in particolare dell’antiriflesso.

Esistono le lenti a contatto progressive?
Sì. Si basano però su un principio di funzionamento molto diverso da quello delle lenti per occhiali. Nelle lenti per occhiali le zone deputate alla visione per lontano, per la mezza distanza e per vicino, sono posizionate in successione dall’alto al basso e sono separate tra di loro; quindi è come indossare tre occhiali diversi contemporaneamente, con la possibilità di scegliere, con il movimento degli occhi e del capo, attraverso quale zona guardare a seconda del bisogno. Le lenti a contatto presentano invece tutte e tre le zone (distribuite in modo concentrico e non dall’alto al basso come nelle lenti per occhiali), centrate davanti alla pupilla contemporaneamente. L’occhio quindi le traguarda simultaneamente; ciò significa che non avrà mai a disposizione la sola zona deputata alla distanza che sta osservando di volta in volta, e quindi ad ogni distanza si verificherà una lieve sfocatura dovuta alla presenza simultanea delle varie zone della progressione multifocale. Il successo dell’applicazione delle lenti a contatto multifocali progressive è legato a molti fattori, ma è percentualmente più basso rispetto alle lenti da occhiali. Spesso si decide di favorire la visione della distanza più utilizzata, penalizzando leggermente le altre distanze. Alcune volte si opta per un porto delle lenti legato a momenti o occasioni specifiche, in cui c’è un minor bisogno di visione precisa e puntuale (ad esempio per alcuni sport, per il tempo libero). I risultati e la soddisfazione nell’utilizzo delle lenti a contatto multifocali progressive sono soggettivi e quindi l’unico modo per capire se possono andare bene è testarle con delle prove applicative secondo i protocolli di prova indicati da ciascun produttore per il suo modello di lente. Esistono lenti giornaliere monouso (usa e getta), quindicinali, mensili, standard, o di più lunga durata, costruite su misura, a seconda del bisogno. Come per ogni tipo di lente a contatto sono necessarie delle prove applicative e dei controlli periodici per scongiurare l’insorgere di problematiche legate al loro utilizzo. Tutto quanto sopra detto è riferito alle lenti a contatto morbide (non alle lenti rigide gaspermeabili altrimenti più conosciute come lenti semirigide).

Le lenti progressive sono adatte per lavorare al computer?
No. Solo poche persone riescono ad utilizzare per lunghi periodi, con soddisfazione e senza problematiche le lenti multifocali progressive durante l’attività al videoterminale. Generalmente questo tipo di lenti non è adatto a questo tipo di impegno, se non per brevi momenti (cioè per una consultazione veloce), perché la zona deputata alla visione della mezza distanza è posizionata più in basso rispetto alla normale posizione dello schermo, obbligando il capo ad una posizione reclinata all’indietro, inducendo tensioni muscolari della zona cervicale. Inoltre la zona per messa a fuoco della mezza distanza è più stretta rispetto a quelle per lontano e per vicino; le parti laterali del video risultano quindi sfocate e distorte, se il capo rimane centrato, richiedendo dei movimenti di “inseguimento” per la focalizzazione della zona dello schermo da osservare di volta in volta, che provocano un accumulo di stanchezza crescente.

Quali lenti sono adatte per lavorare al computer?
Le lenti adatte per il lavoro al computer sono chiamate “occupazionali”, o “office”, o “digressive”.
Hanno una ampia zona nella parte superiore per la messa a fuoco della mezza distanza (il video, posizionato generalmente tra i 60 e gli 80 cm), ed una zona nella parte bassa per la visione del vicino (circa 40 cm, cioè tastiera, testi scritti, tabulati, ecc.). Permettono una postura corretta e una visione delle parti laterali dello schermo con solo un minimo spostamento del capo. Sono quindi adatte a lavori con osservazione prolungata del video come caricamento dati, visione di filmati e fotografie, grafica, ecc.

Perché con lenti progressive inizialmente è difficile camminare e si vede il pavimento curvo e rialzato?
Perché le parti laterali delle lenti provocano delle distorsioni (che verranno poi “ignorate” dal cervello); perché la zona bassa delle lenti è deputata alla visione del vicino e quindi, pur mantenendo lo sguardo alto, il pavimento, che è relativamente lontano, viene percepito sfocato; ed infine perché quasi tutte le lenti progressive vengono costruite con un sistema che serve a diminuire le differenze di spessori tra la parte alta e la parte bassa delle lenti stesse, introducendo però un fenomeno che si chiama deviazione prismatica che provoca la percezione di un “sollevamento” del pavimento. Tutte queste sensazioni, inizialmente sgradevoli e difficili da gestire, vengono “cancellate” dalla capacità adattiva del cervello in tempi che variano generalmente tra le due e le quattro settimane.

 

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